Nella società umana il vino ha assunto da tempi immemorabili un ruolo primario come “lubrificante sociale”, capace di apportare rilassamento , miglioramenti dell’umore e piacere sensoriale. Questi valori simbolici del vino trovano la loro esaltazione massima nel periodo delle feste, ma non devono mai far dimenticare alcune cose essenziali.

La prima: se è vero che il vino è una complessa soluzione idroalcolica di più di 250 sostanze, responsabili dell’aroma e del sapore della bevanda, è anche vero che il suo costituente principale rimane l’acool etilico, dato che gli altri componenti sono presenti solo in tracce. Ebbene questo alcool, che fornisce ben 7 calorie a grammo (quasi il doppio degli zuccheri!), va considerato una sostanza estranea all’organismo, il quale infatti reagisce alla sua introduzione mettendo immediatamente in azione tutta una serie di meccanismi che tendono a metabolizzare e a eliminare il più rapidamente possible questa sostanza, capace di diffondersi con grande rapidità in tutti i liquidi corporei e dotata di peculiari azioni farmacologiche. Non dimentichiamo mai, quindi, accanto alle piacevoli sensazioni gustative e generali del vino, i pesanti effetti negativi del suo abuso: è a tutti noto che prolungate assunzioni di quantità rilevanti di alcool, di qualunque fonte, portino a dipendenza e danni anche molto gravi all’integrità fisica e psichica delle persone.

 

E’ però anche giusto ricordare come negli ultimi decenni la ricerca abbia messo in luce alcuni effetti favorevoli dell’alcool, e soprattutto del vino, a patto che sia consumato in dosi moderate e secondo particolari modalità, ossia in dosi frazionate e in coincidenza con i pasti. Si tratta di argomenti complessi e delicati. Limitiamoci a ricordare che i benefici consisterebbero in un rischio di malattie cardiocoronariche diminuito perfino rispetto a quello degli astemi, grazie ad una serie di azioni antiaterogene, antitrombotiche e vasorilassanti esercitate in parte dall’alcool ma soprattutto da vari altri componenti non-alcoolici del vino, soprattutto quello rosso.

 

Questi componenti-traccia sono prevalentemente sostanze di tipo fenolico a documentata azione antiossidante. La loro quantità varia grandemente a seconda della varietà dell’uva, della tecnica di vinificazione e dell’invecchiamento, e l’importanza della loro azione sembra oggi, alla luce delle più recenti ricerche, ulteriormente ridimensionata per una mera questione di quantità.

 

Ma comunque, ricordiamolo: il vino no può essere mai considerato un farmaco, le sostanze fenoliche benefiche le troviamo ampiamente anche nella frutta e negli ortaggi freschi e il problema principale rimane quello dell’alcool.

 

Definire le dosi da considerare “accettabili e ragionevolmente sicure” è un problema complesso, perchè andrebbero personalizzate a seconda del sesso (la capacità di metabolizzare l’alcool è molto minore nelle donne), dell’età, della razza, della tolleranza individuale, di fattori genetici. Fino a pochi anni fa si suggeriva che le persone sane non superassero i 30-40 g di alcool al giorno per l’uomo e i 20-25 g per la donna (un bicchiere da 150 ml di vino contiene in media 13-15 g di alcool, una lattina da 330 ml di birra ne contiene 12 g e un bicchierino di super-alcoolico circa 17 g), preferendo comunque il vino ad altre fonti di alcool. Oggi però la tendenza è diminuire ulteriormente queste dosi minime “accettabili. Le donne in gravidanza o in allattamento e coloro che soffrono di affezioni epatiche, pancreatiche o neurologiche, e/o fanno uso di certi farmaci e/o svolgono attività delicate e pericolose faranno bene ad astenersi del tutto.

 

Qualche consiglio? Cerchiamo di godere degli aspetti positivi del vino con misura e buon senso, non solo nella vita quotidiana ma anche sotto le feste. E durante queste ultime, non dimentichiamo che l’apporto calorico di spumanti e champagne è simile a quello di un buon vino (90 calorie ogni 100 ml) e che il loro apporto in anidrite carbonica contribuisce al bouquet del prodotto e aiuta la digestione ma, se abbondante, può anche acuire una gastrite eventualmente presente.