I problemi e i rischi legati a una obesità o a un forte sovrappeso sono stati documentati più volte, e dovrebbero essere noti a tutti.
Dando ciò per scontato, oggi gli studiosi si chiedono sempre più spesso se la presenza di un piccolo sovrappeso in persone che tra l’altro appaiono perfettamente attive e in forma costituisca davvero una minaccia per la salute.
Il primo problema è la difficoltà di definire i limiti di questa “floridezza” e quindi di stabilire quando un individuo possa essere definito “florido”. Nella grande maggioranza dei casi si ammette oggi di poter trarre utili indicazioni dal rapporto fra peso e altezza, escludendo le persone con notevole sviluppo delle masse muscolari (gli atleti) e quelle in cui la massa magra è molto ridotta (gli anziani).
Su questa base i “non atleti” di età compresa fra i 18 e i 60 possono essere classificati nelle seguenti categorie:
1) normopeso – soggetti con rapporto peso-altezza ottimale = “grado zero”
2) floridezza o sovrappeso – obesità di “grado I”
3) obesità moderata – obesità “grado II”
4) obesità severa – obesità di grado “III”
Sempre con le limitazioni sopra ricordate, dallo stesso rapporto peso-altezza si può ricavare – dividendo il peso (in chilogrammi) per il quadrato dell’altezza (in metri) – un numero-indice (indice di massa corporea IMC) che, se compreso tra 18,5 e 24,9, segnala un peso ottimale.
Al di sotto di 18,5 si può parlare di “sottopeso”. Da 25 a 29,9 si è nel sovrappeso (od obesità di grado I) via via crescente, dalla “floridezza” al sovrappeso forte. Oltre i 30 si parla di obesità classica (obesità di grado II) la cui severità cresce al crescere del numero-indice, sconfinando nella obesità “di grado III”, oltre il parametro 40.
Ebbene, possiamo prendere la “obesità di grado I” come definizione della “floridezza”. Circa un terzo degli adulti normali cade in questa area, e i rischi associati dipendono soprattutto dall’età e dai lineamenti genetici: nei giovani con storia familiare di diabete o ipertensione il “grado I” comporta dei rischi ben definiti per la salute.
Al contrario negli adulti di età superiore ai 50 anni non sembra che la “floridezza” porti a conseguenze misurabili in termini di mortalità.
Con l’aumentare dell’età, anzi, il peso “accettabile” pare spostarsi verso valori leggermente più elevati (4-6 kg), nel senso che un incremento ponderale contenuto entro un IMC di 27-28 sembra associarsi a più bassi valori di rischio di mortalità generale.
In conclusione, è probabile che la “industria del dimagrimento” abbia esagerato i pericoli che realmente si corrono a essere leggermente in sovrappeso. Il più importante aspetto sanitario insito nel sovrappeso lieve (grado I) consiste nel fatto che esso rappresenta la strada che porta al “grado II” e al “gradoIII”, condizioni che provocano le ben note conseguenze sulla capacità lavorativa, sulla salute e sulla spettanza di vita.
Chi dunque, calcolando il proprio IMC, constanti di ricadere nel “grado I” non deve allarmarsi eccessivamente. Deve però fare attenzione a non aumentare ancora.