Una giusta suddivisione dell’alimentazione quotidiana in un congruo numero di pasti ha per la nostra salute un’importanza simile a quella dell’adeguatezza qualitativa e quantitativa della dieta stessa. Insomma, saltare abitualmente uno o due pasti aumenta di molto le probabilità di essere sovrappeso e malnutriti e di andare incontro a iperglicemia, ipercolesterolemia, ecc.

 

Occorre quindi combattere la tendenza, che è tipica dei ritmi della vita di oggi, a concentrare l’alimentazione quotidiana in un solo o al massimo in due pasti di notevoli dimensioni, inframezzati da ore e ore di digiuno.

Una tendenza che ha fatto soprattutto una vittima: la prima colazione, quella del mattino. Un pasto questo, che non solo si è trasformato, orientandosi prevalentemente verso cibi da consumare velocemente, ma è addirittura sparito dalle abitudini di molte persone: ad esempio di coloro che da questa abolizione si illudono di trarre vantaggi per la “linea” nonché di molti scolari che, per fretta, inappetenza da nervosismo o altro, corrono a scuola a stomaco vuoto. Si tratta di tendenze sbagliate, che vanno assolutamente corrette. Infatti, di primo mattino è quanto mai consigliabile assicurare un rifornimento di cibo ad un organismo che proviene da otto ore e più di digiuno. Principio tanto più valido se si considera che spesso è proprio nella mattina che la maggior parte di noi è sottoposta agli impegni, lavorativi o scolastici, più gravosi.

 

Il nostro corpo per funzionare bene ha bisogno di essere fornito di energia e di sostanze nutritive in maniera regolare, non trattandosi di una macchina che possa fermarsi del tutto se manca il “carburante”. E al mattino, nel delicato momento della ripresa delle attività, l’organismo umano ha bisogno tanto di energia a pronta utilizzazione quanto di energia “dilazionata”, utile per ore successive.

Una serie di test scientifici condotti su persone di ogni età ha dimostrato:

 

– che l’efficienza fisica, quella mentale, ed anche il rendimento scolastico sono minori, nelle ultime ore della mattinata, in coloro che si astengono dalla prima colazione;

 

– che ha molta importanza l’adeguatezza nutrizionale della prima colazione: livello energetico pari a circa un quinto – un quarto delle calorie quotidiane, e 15-20 grammi di proteine per avere un buon mantenimento della glicemia nelle ultime ore della mattinata;

 

– che abolire la prima colazione non facilita la riduzione del peso corporeo, ma anzi favorisce nella tarda mattinata una sensazione di fame che rende più difficile controllarsi: è proprio negli obesi che si riscontra la massima frequenza di rifiuto per questo pasto.

 

Particolarmente delicato è il discorso relativo a bambini e adolescenti. È dimostrato che intorno ai 10 anni di età occorre mangiare ogni 4-6 ore per mantenere un livello glicemico sufficiente a sostenere l’attività del cervello (principale utilizzatore di glucosio del nostro corpo) e del sistema nervoso. E il cervello di un bambino ha dimensioni molto simili al cervello si un adulto, mentre il fegato, ossia l’organo che si occupa di immagazzinare il glucosio come glicogeno, è molto più piccolo: quindi le scorte di glicogeno nel bambino bastano soltanto per 4 ore circa. Ecco spiegata la necessità per i bambini di mangiare spesso, anche per conservare più a lungo attenzione, capacità di concentrazione e più elevato tono dell’umore.

 

Cosa preferire al mattino? Latte o yogurt, biscotti o altri prodotti da forno o fette biscottate o pane, con giunta di miele o marmellata, nonché frutta o talvolta anche un uovo. Uno schema definito “modello mediterraneo di prima colazione” che negli ultimi anni ha per fortuna recuperato terreno rispetto al modello anglosassone, molto più ricco di prodotti animali e grassi.