Si inizia la dieta pieni di buoni propositi. Poi, già avvilito dopo una settimana, si abbandona l’impresa. Si ricomincia qualche tempo dopo, ma magari si arriva fino alla fine, ma … il risultato non è quello sperato. Tutta colpa dell’incostanza? Spesso c’è tanta buona volontà e spirito di sacrificio, ma inconsapevolmente vengono fatti piccoli errori che compromettono il risultato.

 

La frase più ricorrente tra i miei pazienti è: ” Ingrasso con l’aria. Non mangio dolci, sto attento a tutto, eppure non dimagrisco”. In realtà stanno davvero attenti a tutto, magari a cose che con il peso non hanno niente a che fare. Ma poi dimenticano di controllare i condimenti, oppure non si rendono conto di quanto sia sedentaria la loro vita. Insomma, per ottenere dei buoni risultati da una dieta dimagrante non bisogna “stare attenti a tutto”, solamente alle cose importanti.

Di seguito vi riporto una mia intervista fatta qualche tempo fa per Glamour, ma ancora molto attuale.

 

Si può rendere meno dura una dieta inserendo dei giorno di “pausa” durante i quali si mangia un po’ di tutto?

Ritengo che possa essere un grosso errore per due motivi. Primo, perchè ci si riabitua a sapori più intensi e a porzioni più generose e quindi ricominciare poi a stare a regime è un sacrificio enorme.

Secondo, perchè il rischio di recuperare nei giorni di pausa buona parte del peso perso è molto alto. Durante la dieta, infatti, il metabolismo si abbassa e quindi il ritorno improvviso a un’alimentazione “normale” si tradurrà facilmente in una somministrazione eccessiva di energia rispetto ai bisogni del momento. E gli eccessi, come si sa, sono trasformati in grasso di riserva.

Inoltre si ha anche un recupero di parte dell’acqua e del glicogeno persi nei giorni di dieta, con un ulteriore aumento di peso che può avere effetti molto nocivi sul morale.

 

Saltare il pasto di mezzogiorno può abbreviare i tempi del dimagrimento?

In genere saltare il pranzo è una cattiva scelta. Certo, in teoria dovrebbe aiutare a mangiare di meno, ma di solito si finisce per fare una cena luculliana perchè si arriva al pasto serale con un senso di fame esagerato e con la sensazione psicologica di potersi concedere tutto quello che si desidera.

Ma  anche se l’apporto calorico della giornata rimanesse adeguato, in ogni caso una cena abbondante disturba il sonno e, poichè durante la notte l’organismo consuma una ridotta quantità di calorie, ci si predispone a creare riserve di grasso, anche in conseguenza dell’elevata produzione di insulina provocata dal pasto abbondante.

 

Un peccato di gola imprevisto può essere smaltito semplicemente facendo dell’esercizio fisico extra?

E’ possibile, ma bisogna anche stare attenti a non sopravvalutare il costo energetico dell’attività fisica. Ad esempio, per smaltire 800 calorie di due fette di torta occorrono un’ora e mezza di attività fisica intensa (non di semplice corsa).

E quindi, se il peccato di gola è piccolo e sopratutto non è un’abitudine, il concetto di recupero funziona. In caso contrario diventa più difficile.

 

Comunemente si pensa che nella dieta sia necessario attenersi scrupolosamente a 3-4 pasti. Si può invece mangiare più spesso?

Poco e spesso è certamente meglio. Distribuire in 8 o 7 volte la quantità prestabilita di cibo favorisce, infatti, una produzione più regolare di insulina da parte dell’organismo. Questo è vantaggioso sia per un miglior controllo del peso, che per variabili come la glicemia e il tasso di colesterolo nel sangue. Certo, in questo modo è più difficile limitare le calorie. Chi sceglie di mangiare spesso deve avere un menu ben studiato da seguire. E sopratutto non sgarrare.

 

Prima di iniziare la dieta vera e propria è sbagliato fare due giorni di digiuno (bevendo solo brodi vegetali) per perdere subito un chilo o due e trovare così la spinta psicologica?

Il quei due giorni il calo di peso sarà dovuto più alla perdita dei liquidi che del grasso, ma se questo può aiutare a trovare la pinta per iniziare la dieta, allora ben vengano. Purchè, però, non siano più di due. Il digiuno è una pratica innaturale per il nostro organismo ed è quindi molto più rischioso.

 

Ridurre la quantità di sale durante la dieta aiuta a dimagrire?

Di solito non serve. Il sale non apporta calorie e una riduzione ha senso solo quando c’è un’evidente ritenzione idrica: per evidente intendo gonfiori e/o edemi visibili. Questo vuol dire che, a meno non si soffra di ipertensione arteriosa, non bisogna nemmeno preoccuparsi se la dieta comprende prosciutto crudo o altri cibi ricchi di sale.

 

Bere durante i pasti può rallentare l’effetto dimagrante della dieta?

No, anzi è necessario bere tanto anche durante il pasto. L’acqua contribuisce al senso di sazietà e non peggiora la digestione, dato che non incide negativamente sull’efficienza dei nostri processi digestivi.

 

L’acqua gassata gonfia?

Rispetto all’acqua naturale introduce una certa quantità di gas nello stomaco e nell’intestino. Va quindi evitata da chi soffre di aerofagia o di meteorismo. Questo può provocare sgradevoli gonfiori, ma non ha niente a che fare con il peso.

 

Ha senso consumare cibi ricchi di carboidrati solo a pranzo e riservare quelli proteici per la cena?

Il vantaggio di privilegiare a pranzo gli alimenti ricchi di carboidrati può consentire nel fatto che questi garantiscono per il resto della giornata un più prolungato senso di sazietà e una riserva di calorie man mano disponibili. In questo modo diminuisce il rischio di avere nuovamente fame dopo poche ore.

 

A volte può capitare che il regime dietetico provochi mal di testa: in questo caso è consigliato aumentare le dosi di zucchero e carboidrati? 

Travolta è necessario farlo. Ma è meglio prima capire le cause del malessere. Per questo le diete dimagranti devono essere sempre seguite da un medico. In casi di giramenti di testa dovuti a ipoglicemia o a cali di pressione, può bastare distribuire meglio nel corso della giornata i cibi fonte di zuccheri e di amido.

 

Una dieta monotematica (solo frutta, solo patate…) si può seguire senza problemi per una o due settimane o è consigliato interromperla? 

Mangiare solo banane, minestrone o uova sode per due o tre giorni può essere un escamotage per un rapido dimagrimento iniziale, che dia in sostanza lo stimolo per mettersi seriamente a dieta.

Consumare un solo alimento per vari giorni provoca infatti un’effettiva riduzione dell’introito calorico, a causa della monotonia e della ripetitività di questo schema. Ma si tratta di una strategia che va bene solo per pochi giorni.

Già un’intera settimana a sole banane o simili sarebbe un grave errore: infatti, da una parte si alterano e si impoveriscono eccessivamente i giusti equilibri nutrizionali del pasto, dall’altra per la totale mancanza di varietà del menu si rischia di innescare un meccanismo di rifiuto che porterà, una volta finita la dieta, a mangiare come e più di prima e quindi a ingrassare di nuovo.

 

Assumere durante la dieta prodotti “naturali” contro la fame nervosa o la ritenzione idrica può aiutare?

Premetto che i prodotti cosiddetti naturali, di erboristeria, sono spesso fatti a partire dalle stesse piante e erbe dalle quali sono state isolate a suo tempo le molecole che costituiscono molti e diffusi prodotti farmaceutici. Per esempio, tutti i più potenti lassativi di cui disponiamo sono basati su principi che provengono dal mondo vegetale.

Ne consegue che anche i prodotti naturali si devono considerare veri e propri farmaci, anche se spesso danno meno garanzie dei prodotti farmaceutici per quanto riguarda purezza e dosaggi. Inoltre i farmaci vanno assunti solo se c’è un reale bisogno.

I diuretici non fanno dimagrire, fanno solo perdere acqua, come succede con una sauna.  E non tutti sanno che i tessuti grassi contengono meno acqua di quelli magri.  Il ricorso a blandi diuretici può invece essere psicologicamente utile in determinati periodi, quali quello premestruale. In quei giorni, anche se si sta dimagrendo, le lancette della bilancia a causa dell’accumulo di liquidi non calano. E questo, istintivamente, può togliere fiducia nella dieta.

 

Se non si ottengono i risultati desiderati, è consigliabile provare a sostituire una dieta con un’altra?

Cambiare dieta ha senso solo in alcuni casi: quando il medico ritiene necessario abbassare ulteriormente l’apporto calorico o quando si è persa irrimediabilmente fiducia nella dieta o nel medico. In quest’ultimo caso, cambiare può essere un incentivo ad andare avanti. provare invece delle diete diverse perchè dopo l’ultima fatta si è di nuovo ingrassati è un grave errore.

Se si è recuperato del peso, la causa non va ricercata nella dieta (che aveva funzionato), ma piuttosto nel fatto di essere evidentemente ricaduti negli stessi comportamenti errati che in passato avevano provocato l’aumento del peso.

 

Pensare di contenere la cellulite con una dieta dimagrante è un’illusione?

Quella che viene comunemente definita come cellulite si presenta come uno stato infiammatorio del derma e del lipoderma, facilitato da fattori genetici, endocrini, metabolici, e circolatori e non può essere curato dalla dieta. Detto questo, se il problema della cellulite coincide occasionalmente con quello del sovrappeso (di cellulite possono soffrire anche persone molto magre), la dieta può anche avere un senso sul fronte estetico, ma solamente se abbinata a trattamenti specifici che facciano arrivare farmaci adeguati nel tessuto sottocutaneo. Il grasso e i liquidi intrappolati nel tessuto cellulitico, infatti, sono ben poco disponibili a essere eliminati solo in conseguenza di una semplice dieta dimagrante.